Carta Carbone

Oggi sono stato fermato sotto casa da due finanzieri. Ero uscito a buttare la spazzatura prima di una call di lavoro. Molto gentilmente mi hanno chiesto dove abito e il motivo dell’uscita. Esposto e apporvato mi chiedono se ho il modulo. Certo. L’avevo scaricato due giorni prima e ne avevo copia con relativa biro. Inizio a compilare e mi fermano. C’è un nuovo modulo, ma nessun problema ne avevano loro una copia. Ripeto i miei dati autodichiarando che non sono in isolamento e non ho rilevata positività. Prima della firma il finanziere controlla un foglio nero. Di carta carbone. Sospiro e loro mi chiedono di avere pazienza. No non sono io a dover aver pazienza, ma loro. Io ho tutto il tempo e sono fermo a casa. Loro sono fuori a fare controlli con portadocumenti e sottoposti a stress e a qualsiasi tipo di incontri. Loro sono umiliati e sovraccaricati da risme di fogli da compilare in duplice copia. Con carta carbone. una copia a me e una a loro. Che fine farà? Le autodichiarazioni saranno trascritte? Saranno immesse in un database? Saranno confrontate con il database dei sottoposti a tampone e con quello dei positivi? Come potranno verificare se ho detto il falso?

Questo è il Paese che poi proclama la formazione di task force per sistemi di TTT (trace, test, treat) ovviamente pro bono “perché è un’emergenza”. Questo è il Paese in cui la maggior parte ha profili social su cui scheda ogni attimo della propria vita con foto, localizzazioni e dichiarazioni. Ma teme la violazione della privacy. Questo è il Paese in cui le attività di “data management”, sì belle ma non siamo in america. Questo è il Paese che amo (cit.) e che soffro nel vederlo soffrire. Per molte colpe proprie.

E tutte fatte con carta carbone