La solitudine degli influencer
Potrei iniziare con una citazione colta, ma le parole di chi amo e odio per la profondità e luminosità, hanno una distanza dalla mia realtà: loro non avevano i social. Quelle sono ancora importanti, ma non sono state di influencer. Quelle non avevano il conteggio di chi li seguiva. Quelle avevano relazioni fatte di carta, di strette di mano, di sguardi al massimo di audio e video. Gli audio e video di quegli autori gli venivano dati ma non li possedevano. Erano come noi, ma non controllavano gli strumenti della comunicazione. Quindi controllavano gli effetti del linguaggio e del discorso.
Chi incide sulle menti e sulle vite di altri umani, macina il pensiero per fare con efficienza e efficacia. Sceglie e lima. Fatica sulla disciplina e sull’attesa.
Da un po’ di anni gli strumenti sono canali e i lavori sono contenuti. I tempi di consumo sono brevi, perché c’è tanto da vedere, leggere e ascoltare. Ma il tempo per la disciplina e l’attesa non sono più concessi. La stanzetta non è un luogo di produzione, ma di relazione virtuale. Si è in contatto oltre il limite fisico, ma condividere qualsiasi cosa non ha più tempo per il pudore. Rimane solo il tempo per la rettifica. E tutto assieme diventa rumore.
La solitudine degli influencer non è la quantità di like, condivisioni, irrilevanza. La solitudine degli influencer è l’incessante scorrere di qualcosa già condiviso per la dimenticanza. Non c’è tempo e lo si vuole dilatare. La solitudine degli influencer è la produzione di qualcosa già consumato.
Ora salvo queste parole, copio il link e lo condividerò sui social. La mia vanità vorrà vedere le reazioni. La mia solitudine mi tirerà per un orecchio allo studio e alla calma. Però prima faccio un po’ di turni a FM 2022.