Votate i dati

Cari cittadine e cittadini, siete persone e noi no. Siamo dati, verbo e nome. Participio passato di “dare”, nome proprio di elementi di un’informazione fatti di simboli, numeri e lettere che dobbiamo essere elaborati. Siamo qui, presenti nelle vostre vite analogiche e digitali, a proporci per il vostro pensiero analitico. Chiediamo la spinta, quella dell’artista che cerca di rappresentare il senso astratto con colori e forme. Siamo a disposizione per rappresentare quello che intuite. Noi dati siamo occasionali, raccolti, aggregati, recintati, accessibili. Automatizzati. Tanto più la nostra organizzazione si automatizza, tanto più ci affidiamo alla vostra natura di umani, alla vostra integrità che non è affascinata dalle macchine. Ci affidiamo alle vostre abitudini. Noi dati, non abbiamo pregiudizi. Voi siete fatti di punti di vista e distrazione.

I padroni dei media sono matematici, esperti scientifici, che vedono voi come nostri produttori. Dietro le timeline, le app, per questi sciamani digitali siete da trasformare in listini per inserzionisti. Vi difendete con privacy, sicurezza cibernetica verso algoritmi sensibili alla vostra conoscenza. Quando vi sentite sfruttati, percepite il borseggio di quello che sapete senza saperlo. Cosa scrivete, quante volte, i vostri gusti, le vostre abitudini diventano dati per altri. Votateci e usateci! Chiedete accesso e abilità.

Noi dati non siamo esclusivi di specialisti. Non siamo riservati. Vogliamo essere come le parole. Voi umani andavate a farvi scrivere le lettere per i vostri cari dagli scrivani; quelle lettere venivano lette ad altri che non sapevano decifrare quei simboli. Eravate analfabeti, come siete oggi con noi. Ci sono anche gli analfabeti di ritorno, che conoscono le parole e non capiscono il significato. Un vantaggio per gli sciamani della tecnologia che sfruttano voi analfabeti dei dati. Eppure siamo tra voi, con strumenti che altri prima non avevano.

Votateci per darci significato. Votateci per usarci negli archivi, per farci descrivere realtà che sospettate ma non potete provare. Siate artisti della realtà. Noi dati per vedere dobbiamo essere visti.

Umani hanno fatto grandi discorsi per superare limiti sociali e economici. Noi siamo la vostra fuga dalla macchina. Vi offriamo l’emancipazione dalla catena di montaggio perché noi viviamo in essa. Non dovete viverci voi. Cosa dovrebbe offrire una democrazia, rispetto ad una dittatura, se non la libertà dal lavoro statico e ripetitivo? Noi dati viviamo e ci riproduciamo nell’osservazione costante e ossessiva. Siamo nella Stele di Rosetta, nel tessuto del telaio, nel calcolatore meccanico, negli elaboratori, nei vostri smartphone. Ci siamo a prescindere dalla vostra volontà, ma ci dotiamo di senso con la vostra iniziativa.

L’industria vuole che sappiate senza applicare: il loro prodotto è la conoscenza di consumo. Noi dati non vi chiediamo di conoscere tutto, e vi diamo la possibilità di scegliere cosa e quanto sapere. Siamo orizzontali, per sapere un po’ di tutto; siamo verticali per sapere tanto di poco, giù nel profondo o sù verso le stelle. Non vi diamo conoscenza ma direzione. Scegliete voi umani dove andare, come e a che velocità. Diamo carburante al vostro giudizio.

Vogliamo essere brevi, perché siamo grezzi ed ignoranti. Siamo oggetti per la vostra informazione. Possiamo dare motivo ai vostri pregiudizi o dare spinta alle vostre teorie. Non vi giudichiamo, vi liberiamo dalla dittatura delle opinioni. Votateci per dare sostanza ai vostri “secondo me”. In cambio, vi chiediamo l’impegno alla bellezza del pensiero.