Ve conto 'na storia

Una piccola premessa. Per chi nasce in Veneto, la propria terra è una faccenda complessa. Da una parte è da trasformare dall’altra è da rimpiangere. La Laguna, i giardini alla veneta. Il bello era tale se anche produceva. Ma il bello chiede fatica, e fu spostata solo sulla produttività: casotti instancabili diventano capannoni, che oggi guardano il cielo senza tetti per non pagare l’IMU. Leggere “Luoghi e paesaggi” di Zanzotto fa male al cuore e alla mente.

C’erano e ci sono i distretti in Veneto. La scarpa nel Brenta, gli occhiali nel Cadore e Agordino, le concerie nel Vicentino, il mobile nella Bassa Padovana. Federica Piran ha raccontato una storia che qui traduco dal dialetto veneto, perderà la forza e lo struggimento per la nostra terra bastarda, ma è una storia che non ha confini regionali e che vale per qualsiasi distretto in Italia.

Vi racconto una storia. 2009 più o meno. Non c’era ancora la desertica A31 e per venire qui (Casale di Scodosia) facevo tutta la Riviera Berica. Di notte. Con la nebbia. Perché qui ci venivo due volte alla settimana. Dalle 19 alle 23. Proprio qui dentro

Due volte alla settimana. 4 ore più 2 di viaggio andata e ritorno. Negli anni buoni qui era il regno dei mobilifici. Cose spettacolari. Fatte a mano. La tecnica a foglia oro è nata qui. Mobili che parlavano. Che finivano in case prestigiose di borghesi.

Non serviva il certificato d’origine. Le cose belle partivano da qui e andavano in tutto il mondo. Partivano dai piccoli capannoni costruiti dietro casa, dove lavoro e vita si mischiavano tra litigate e bestemmie, e andavano ovunque. Imprese piccole e medie. Anche piccolissime. Specializzate. Altamente specializzate.

Nel 2009 qui si parlava già di filiera. Già da prima era un sistema imprenditoriale favoloso. Tutti facevano schei e tutti li reinvestivano qui. Tutti lavoravano direttamente o indirettamente con il mondo dei mobilifici.

Ognuno però facendosi i cazzi suoi. Perché qui qualcuno aveva cercato di metterli insieme in una rete, creando una specie di consorzio. Orgoglio della politica veneta. Per far vedere che avevano a cuore le aziende e che sapevano le dinamiche internazionali.

Ma quando metti uno “a cui bisogna dare una poltrona” a capo di un consorzio, che non capisce nulla, viene fuori che fa gli interesse di quelli che lo pagano sottobanco. Non di tutti i partecipanti.

Perciò, quello che doveva essere il grande consorzio del mobile CDS-CEREA e dintorni, in poco tempo è andato in malora e le grandi promesse trasformate in cocenti delusioni. E brutte parole. Anzi bestemmie. Tante.

Imprenditori che si guardavano male, tutti nemici. Quello che doveva unire per crescere, ha diviso per distruggere. E dopo è arrivata la crisi finanziaria. Si salvano in pochi.

Perché? Perché qui, come in altri posti del Veneto, ci sono tanti che fanno impresa ma pochi che sono imprenditori. Perché le dimensioni contano, per dio, e se sei troppo piccolo anche se bravo, fai il doppio di fatica.

Perché far impresa non significa solo produrre. Perché il guadagno evaso messo da parte, frutto di sacrifici e bestemmie, prima o poi finisce. Perché qui tutti si sono dimenticati di chi erano prima. Perché la cultura imprenditoriale, qua come altrove, è mancata.

Perché una mano agli imprenditori gliela dai quando hanno bisogno, non solo in campagna elettorale. Perché sono brutte bestie e non è facile averci a che fare, perché sono genuini e non gli servono inglesismi milanesizzati. Qui era da provare a SALVARE IL SALVABILE.

E invece in tanti (legalmente e non) ci avevano visto l’ennesima vacca (nana cit.) da mungere e anche durante la Grande Crisi hanno mangiato alle spalle delle imprese. Invece di dargli una mano ne hanno accelerato la morte.

In poco tempo qui il disastro. per fortuna è una zona di nebbia che nasconde. In poco tempo è andata in malora una delle eccellenze venete. Un nostro orgoglio che la POLITICA VENETA non ha voluto preservare e tutelare.

Perché di questi qua non ci capiva un cazzo nessuno. Come di tante realtà venete. Prima bacino elettorale, dopo una grande problematica che non si sapeva da dove iniziare. E allora si ignora. Ci si dimentica che esista questo posto. Come tanti altri.

Qui non era più un posto buono da piazzare qualcuno su una poltrona. Qui stavano diventando poveri e cattivi. E povertà e cattiveria sono due brutte bestie messe assieme.

E allora - come in altre situazioni - se lascia che la Storia faccia il suo corso e ci si gira dall’altra parte.

Cosa vengo a fare io qui? Beh qui ci sta il mio più grande fallimento professionale. Da cui ho imparato tante cose. Due volte alla settimana per 4+4 ore mi trovavo con un gruppetto di imprenditori. Anzi, con i figli giovani degli imprenditori del famoso distretto del mobile CDS.

E volevamo provare a salvare il salvabile. Provare a non buttare tutto in malora. Provando nonostante tutto e tutti a far ripartire un cuore con dava più segni di vita. Con due armi: formazione tecnica e relazioni. Rete d’impresa non gestita dalla politica e politicanti. Formazione perché le cose bisogna saperle e bisogna che qualcuno te le insegni. Qualcuno che le sa fare e le fa tutti i giorni. Non che sproloquia da una cattedra. E allora ogni “lezione” un aspetto tecnico del commercio internazionale, e chiamano gli amici bravi e competenti su altri settori (banche, finanza aziendale, marketing…), per coltivare quello che qui era nato e cresciuto e che adesso non respirava più.

Perché è stato il mio fallimento professionale? Perché ho solo imbalsamato per bene le salme. Non sono riuscita a salvarne nessuna. perché combattevo contro un nemico più grande. Perché qui eravamo SOLI e ABBANDONATI. Da tutti.

Perché io qui ho visto imprenditori in lacrime portare i libri in tribunale. Perché io da qui ho visto imprenditori con una corda al collo. Perché io da qui ho visto come alla politica non frega nulla quando le cose vanno male.

Ma qui ho imparato tante cose. E se dovessi riprendere un’altra sfida professionale e personale, ripartirei da qui. Quella personale nel capannone dove vado adesso. Quello del 007 Marcantonio Bragadin