Democrazia dell'azionariato
Sundar Pichai nella serata annuncia con un tweet che Google e Apple lavoreranno alla tecnologia di tracciamento per il contrasto a COVID-19. Contemporaneamente Tim Cook twitta lo stesso comunicato. Sono già disponibili le specifiche nel sito di Apple e Google.
La UE l’8 aprile aveva diramato le raccomandazioni per i dispositivi e tecnologie di 3T (trace, test, treat). Ora ci sono due megacorp come Apple e Google con liquidità superiori ai 100 miliardi di dollari ciascuna. E c’è Amazon che organizza la filiera del delivery.
Non è la prima volta nella storia che megacorp agiscono. Alla fine del ‘400 i Fugger controllavano l’Europa (e non solo) finanziando Carlo V. I Medici ebbero addirittura tre papi. Il concetto stesso di megacorp nasce con la Compagnia britannica delle Indie orientali e la Compagnia olandese delle Indie orientali, che dal Seicento fino quasi tutto l’Ottocento, di fatto controllavano l’economia e la politica degli Stati a cui di riferivano e dei territori in cui operavano. Ne fa un bell’accenno Harari in Sapiens nel capitolo “il credo capitalista”.
Aldilà delle ideologie il fondamento del capitalismo è la fiducia tra imprenditore e investitore: un’attività senza capitali non esiste e nemmeno i lavoratori. Che sia un campo da coltivare o uno smartphone da progettare, ognuno ha bisogno di risorse economiche e cognitive. Ciò che permette il trasferimento delle risorse da chi le detiene a chi le trasforma è la fiducia. L’investitore si fida dell’imprenditore che sarà in grado di trasformare le sue risorse in altro che produrrà nuovo valore sia economico che finanziario che sociale.
Oggi Apple e Google mostrano che le risorse ricevute dal mercato e dagli investori hanno permesso un avvicendamento: le loro risorse sono superiori a quelle dei governi sia economicamente, che tecnologicamente. Ma soprattutto socialmente. La penetrazione di megacorp nella vita di ogni singolo individuo è direttamente e indirettamente legata alla fiducia verso le megacorp. Tutti ne siamo costretti a venire a patti. Per necessità e accesso ai servizi. Come per uno Stato.
Non c’è un giudizio di valore, ma di evidenza: mentre si accetta che un politico simuli e dissimuli competenza e sincerità, alle megacorp non si perdona un prodotto mal riuscito o un tradimento di una promessa. Ogni CEO è ossessionato dal proprio CDA a cui deve rendere conto, molto più che alle pretese di governi verso le loro leggi.
Facendo la somma dei clienti di Amazon, Apple e Google e Facebook si ha una cittadinanza di acquirenti e azionisti che regolano le loro vite in base ai servizi e prodotti erogati dalle OTT, Over The Top, che sono a tutti gli effetti sopra gli stessi governi.
Gli amministratori dovrebbero cominciare a chiedersi quanto è giunto a destinazione il ciclo di obsolescenza della democrazia rappresentativa. Un voto oggi vale meno di un’azione Google o Apple: le due megacorp possono garantire il ritorno alla circolazione, servizi e redditività, mentre i governi subiscono il tracollo dei sistemi sanitari e delle catene di comando.
Si dirà però che è lo Stato Imprenditore a formare i cittadini e le loro competenze che poi alimentano i cicli produttivi delle megacorp. Che solo lo Stato imprenditore finanzia la ricerca pura e può essere un investitore paziente. In alcuni casi lo è ancora. Ma se i suoi rappresentanti non nutrono di alcuna fiducia da parte degli stessi elettori, quando manca affinché ci si senta più rappresentati e tutelati da Jeff Bezos, rispetto a Giuseppe Conte?
Forse ci siamo già arrivati. Alla democrazia dell’azionariato.